Le origini

Tutto inizia da qui…

Trentuno anni fa, il 26 aprile del 1986, lo scoppio di un reattore della centrale nucleare di Chernobyl, una oscura cittadina al confine tra Ucraina e Bielorussia, provoca una esplosione i cui effetti, purtroppo, continuano anche oggi.

 

Il premio Nobel per la letteratura del 2015 – Svetlana Aleksievic – nel suo libro “Preghiera per Chernobyl”, ne dà una coraggiosa e drammatica testimonianza ed arriva parlare di un milione e mezzo di morti determinati da quella tragedia.

La Bielorussia, in quel giorno “favorita” dal vento,  riceve radiazioni superiori   500 volte a quelle di Hiroschima e la terra, nota come uno dei granai di Europa, non può più produrre nulla che non sia pesantemente contaminato.

Questa tragedia, minimizzata all’inizio, rivela ancora oggi i suoi terribili effetti: il cesio e lo stronzio la fanno  da padroni nell’acqua, nella terra, nell’aria bielorussa e tanti, troppi bambini sono destinati – ammesso  che nascano sani –  a conoscere ben presto i tumori linfatici, le malformazioni per conseguenze di cadute e rottura di arti che non si saldano, sofferenze di ogni tipo.

 

 

Certamente i bambini si ammalano anche fuori dalla Bielorussia ma qui la percentuale è altissima così come è molto alto il numero di bambini soli, ricoverati in Istituti – si chiamano Internati per essere precisi ed il nome è quanto mai tristemente azzeccato – in cui viene loro garantita la sopravvivenza ma con una scarsissima, se non inesistente, qualità di vita.

 

 

Nel 1997 la Sottosezione di Monza dell’UNITALSI ha deciso di aprire il proprio cuore e la propria Casa Vacanze – la Casa della Gioia di Borghetto Santo Spirito – anche ai disabili bielorussi attraverso il FONDO PER I BAMBINI DI CHERNOBYL  che ha sede a GOMEL.

GOMEL, che con i suoi 500.000 abitanti è la seconda città della Repubblica di Bielorussia, è collocata proprio al centro della vasta area colpita dalla nube tossica creatasi  allo scoppio del reattore nucleare.

Il FONDO nasce per dare assistenza in particolare ai bambini e per dare vita alla  catena di solidarietà che dal 1987 ad oggi manda in Italia ed in altri paesi europei un grande numero di bambini per i cosiddetti periodi di risanamento.

 

La comunità medica internazionale infatti sostiene che per chi vive in zone contaminate, come gran parte della Bielorussia ed una parte dell’Ucraina, la possibilità di vivere, almeno per un mese all’anno, in una realtà sana, con cibo, aria ed acqua puliti, è una vera e propria sferzata di energia per l’organismo in grado di limitare almeno un po’  i devastanti effetti del cesio e dello stronzio.

Quando l’Unitalsi Monzese ha deciso di inserirsi nella catena di solidarietà di tante famiglie che ospitavano e ospitano i piccoli bielorussi in Italia ha scelto di ospitare quelli disabili che difficilmente troverebbero altre alternative di disponibilità in Italia.

 In questi anni il rapporto con i nostri ragazzi e le persone responsabili  che li accompagnano è andato via via  consolidandosi  anche   attraverso visite  annuali  che alcuni nostri volontari effettuano negli Internati  in cui vivono quanti  poi vengono in Italia nel mese di maggio ospiti della Casa della Gioia.

Queste visite consentono anche di mantenere i contatti con tante persone disabili che sono state da noi in Italia e che oggi, in molti casi grazie all’aiuto degli amici unitalsiani, hanno una propria vita indipendente e dignitosa.